Nel ricordo della tragedia della Marmolada, che ha causato l'anno scorso la morte di undici alpinisti, prosegue senza sosta l'attività di monitoraggio e prevenzione.
I tecnici e gli scienziati sono ora impegnati nello studio del ghiacciaio utilizzando una tecnologia rivoluzionaria.
Un passo indietro: la tragedia della Marmolada
Il 3 luglio 2022, nella regione al confine tra Veneto e Trentino Alto Adige, un distaccamento di un seracco ha causato una frana di ghiaccio e detriti sulla Marmolada. Questo tragico evento ha portato alla scomparsa di 11 esploratori lungo il percorso del ghiacciaio da Pian dei Fiacconi a Punta Penia.
La nuova risposta tecnologica
Come riportato dal portale della Provincia autonoma di Trento, il 7 luglio di quest'anno, una missione di esplorazione dall'alto ha introdotto l'uso sperimentale di una tecnologia mai utilizzata prima.
Si tratta di un apparecchio radar in grado di penetrare gli spessi strati di ghiaccio del ghiacciaio, permettendo di monitorare con precisione accurata cosa accade sotto la superficie.
Il Nucleo Elicotteri della Provincia autonoma di Trento, il Servizio Prevenzione Rischi e Cue - Protezione civile provinciale e un team di ricercatori dell'Università di Trento hanno preso parte all'operazione.
In particolare, il professor Lorenzo Bruzzone del Remote Sensing Laboratory del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'Informazione, ha giocato un ruolo fondamentale.
Uno sguardo ai primi risultati
I primi dati raccolti dal radar sono ancora in fase di analisi e studio da parte dell'Università di Trento. L'obiettivo principale dell'operazione è verificare se la nuova tecnologia possa contribuire significativamente al monitoraggio del ghiacciaio, fornendo informazioni cruciali circa lo spessore del ghiaccio e la possibile presenza di acqua.
Nonostante ci troviamo ancora nella fase iniziale della sperimentazione, se i risultati fossero positivi, si potrebbe considerare l'installazione del radar su un drone.
La tecnologia dietro questa rivoluzione
Il principio su cui si basa l'apparecchiatura utilizzata sulla Marmolada, si legge sul portale della provincia autonoma di Trento, è lo stesso che si trova dietro Rime (Radar for Icy Moon Exploration).
Si tratta di un radar spaziale creato da un gruppo di scienziati internazionali, guidati dal professor Lorenzo Bruzzone, che attualmente viaggia sulla sonda Juice (Jupiter ICy moon Explorer) diretta verso le lune di Giove.
Come funziona questa nuova tecnologia?
Questa nuova tecnologia è composta da un radar innovativo, il cui compito è penetrare profondamente negli strati di ghiaccio dei ghiacciai. Questo si rende possibile grazie all'uso di specifiche frecce di radiazioni elettromagnetiche.
I radar tradizionali restituiscono un'immagine della superficie che incontrano, ma quando le onde del radar raggiungono uno strato di ghiaccio, parte di queste penetrano nel ghiaccio stesso e si riflettono sulle interfacce all'interno del ghiaccio (come possono essere gli strati di roccia o acqua) per tornare poi al ricevitore.
In questo modo si può avere una sorta di "scansione" della struttura interna del ghiacciaio, rilevando cambiamenti nello spessore del ghiaccio, variazioni nella densità o nella temperatura del ghiaccio stesso, e, molto importante, la presenza di acqua al di sotto delle superfici ghiacciate, solitamente associate a possibili condizioni di pericolo.
Attraverso questa tecnologia, è possibile monitorare con precisione i cambiamenti nel ghiacciaio nel corso del tempo e identificare possibile fonti di pericolo prima che diventino minacce reali.
La speranza è che grazie a queste informazioni si possa evitare in futuro tragedie come quella accaduta sulla Marmolada.
La tecnologia nello spazio e sulla terra
Questa tecnologia è stata progettata per esaminare ciò che si nasconde sotto la superficie ghiacciata.
Non si limita all'esplorazione dello spazio, con l'obiettivo di rilevare possibili tracce di vita sotto il ghiaccio delle lune di Giove, ma potrebbe essere di fondamentale aiuto qui sulla Terra dove potrebbe prevenire future tragedie come quella accaduta sulla Marmolada.
Non resta che aspettare ulteriori sviluppi e sperare che questi primi e promettenti studi possano contribuire a creare un sistema di prevenzione più efficace e capace di salvare vite umane.