La scarsità di acqua sta diventando endemica in molti paesi e il consumo senza precedenti mette a rischio milioni di persone in tutto il mondo. L’Onu ha rilanciato l’allarme nella conferenza mondiale sull’acqua che si chiude oggi al palazzo di vetro di New York.

L’allarme dell’Onu

Il secondo summit della storia, il primo fu nel 1977, ha visto la partecipazione di delegazioni provenienti da tutto il mondo e ha tracciato un quadro dettagliato sulla situazione idrica globale. Nel rapporto presentato al mondo dal segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres si parla di un aumento del numero delle persone che non hanno accesso all’acqua potabile sicura, oggi 2 miliardi, mentre sono 3,6 miliardi quelle che non dispongono di servizi sanitari affidabili.

Le soluzioni proposte

È necessario che tutti agiscano per cambiare il modo in cui usiamo, consumiamo e gestiamo l’acqua, ognuno secondo le proprie capacità, competenze e responsabilità, il monito di Guterres. A rappresentare i gestori idrici europei e italiani nella tre giorni mondiale sull’acqua di New York c’era Roberto Mantovanelli, presidente di Acque Veronesi e consigliere di amministrazione di Aqua Publica Europea. Secondo Mantovanelli sono necessari “meno sprechi e più investimenti. Incidere sui consumi è una risposta immediata al problema della scarsità d’acqua e alle difficoltà tecniche di far fronte ai picchi di consumo. Ci si può arrivare cominciando ad avere una percezione diversa del valore dell’acqua: l’Italia è il paese in Europa dove costa meno e se ne consuma di più, siamo intorno ai 220 litri a persona al giorno contro i 150 della media europea.

L’aumento dell’uso di acqua

Che serva una rapida svolta lo si percepisce ulteriormente dal dato dell’aumento dell’uso di acqua a livello globale: in crescita dell’1% annuo negli ultimi 40 anni. Rimane quindi lontano il raggiungimento dell’obiettivo numero 6 dell’agenda per lo Sviluppo Sostenibile, ovvero acqua e servizi igienico sanitari per tutti entro il 2030. Ma se il problema si manifesta soprattutto nei paesi più poveri anche l’Europa è chiamata ad un cambio di abitudini, l’Italia in particolare poiché consuma 9 miliardi di metri cubi all’anno con il dato più alto dell’Unione Europea in fatto di prelievo per uso civile. Questo mentre la disponibilità, secondo l’Ispra, è calata nel nostro paese del 20% negli ultimi 30 anni.