Uno studio pubblicato su Nutrients ha suggerito che l'integrazione di vitamina D può essere utile per contrastare gli effetti infiammatori di Long Covid e Cytochemical Storm. Ciò potrebbe potenzialmente essere un utile alleato nella lotta contro queste malattie.
Durante la pandemia, la ricerca ha indicato che i pazienti con carenze di vitamina D hanno maggiori probabilità di manifestare sintomi gravi e un aumento della mortalità per COVID-19. La vitamina D è essenziale per regolare sia il sistema immunitario innato che quello adattativo, stimolando la risposta innata attraverso l'induzione di peptidi antimicrobici e riducendo il rischio di una tempesta di citochine.
Gli autori dello studio suggeriscono che la vitamina D può formare una barriera protettiva nelle cellule epiteliali, rafforzando le giunzioni e fornendo una difesa contro gli agenti patogeni. Ciò potrebbe aiutare le cellule epiteliali attaccate da un virus, come quello della SARS-CoV-2, a gestire le reazioni infiammatorie e ad accelerare il processo di guarigione nelle aree colpite, in particolare nei polmoni.
Si stima che circa un terzo delle persone guarite dalla COVID-19 presenti ancora sintomi quali affaticamento, respiro affannoso, tosse, dolori articolari, dolori al petto, dolori muscolari e mal di testa, che vengono definiti collettivamente "Long Covid". Questi sintomi possono persistere fino a sei mesi dopo l'infezione iniziale.
Prima della pandemia, era ben noto che basse concentrazioni di 25OHD erano collegate ad affaticamento e debolezza muscolare nella popolazione generale. Di conseguenza, l'integrazione di vitamina D potrebbe rivelarsi una misura benefica per sostenere il sistema immunitario sia durante che dopo la fase post-acuta della COVID-19.
Gli autori dello studio sottolineano l'importanza di condurre ulteriori studi randomizzati e controllati per comprendere più a fondo il ruolo della vitamina D nel fornire protezione contro la Covida lunga. Tuttavia, è ormai evidente quale sia il suo ruolo.