Uno scenario sconcertante, l'anno 2022 ha visto scomparire una distesa di foresta pluviale tropicale pari alla grandezza della Svizzera o dei Paesi Bassi. La maggior parte di questi preziosi ecosistemi, indispensabili per la salute globale e l'equilibrio del nostro pianeta, sono stati bruciati per liberare terreni destinati all’agricoltura, ai pascoli e all'allevamento.

Un fenomeno allarmante: i numeri del disboscamento

Dati drammatici emergono da un rapporto del World Resources Institute (Wri) rilevati grazie a un accurato monitoraggio satellitare. Non c'è ombra di dubbio sulla severità di tale fenomeno dovuto alle attività umane: la deforestazione è una minaccia reale e urgente.

La deforestazione in cifre

Nel 2022, abbiamo perso 4,1 milioni di ettari di foresta tropicale; è un dato allarmante, il 10% in più rispetto alla deforestazione registrata nel 2021. Ciò significa che una superficie verde pari a un campo da calcio è sparita ogni cinque secondi, giorno e notte, per tutto l'anno. Questo nonostante gli impegni presi da 141 paesi alla Cop 26 di Glasgow, indirizzati verso l'azzeramento della deforestazione ed il recupero dei danni entro il 2030.

Le foreste tropicali sono fondamentali per l’equilibrio globale: conservano più del 90% della diversità genetica animale e vegetale e fungono da potenti alleati nella lotta contro i cambiamenti climatici, assorbendo enormi quantità di CO2. Il Wri rivela che i sistemi primari distrutti nel 2022 hanno emesso in atmosfera 2,7 miliardi di tonnellate di CO2, equivalenti alle emissioni annue dell'India - Paese con la popolazione più numerosa del mondo e terzo emettitore di gas serra.

Azzeramento delle foreste: la situazione nei vari paesi

Il Brasile è il Paese più danneggiato, con una superficie rasata pari al 43% delle perdite globali, seguito dalla Repubblica Democratica del Congo (13%) e dalla Bolivia (9%). Successivamente nella classifica troviamo Perù (3,9%), Colombia (3,1%), Laos (2,3%), Camerun (1,9%), Papua Nuova Guinea (1,8%) e Malesia (1,7%).

Il Ghana è il Paese con il tasso più alto di incremento della deforestazione rispetto al 2021, registrando un aumento del 71%.

Tuttavia, ci sono anche esempi positivi: l'Indonesia, nonostante sia al quarto posto nella classifica della superficie di foresta distrutta, è il Paese dove la deforestazione è diminuita di più rispetto al 2021. Seguono altri Paesi che hanno attuato politiche virtuose come Costa Rica (-63%), Cina (-60%), Malesia (-57%), e Costa d'Avorio (-47%).

La deforestazione: una crisi globale

Il rapporto sottolinea che le conseguenze della deforestazione non sono solo ambientali, ma impattano anche globalmente attraverso molteplici aspetti.

"La deforestazione causa un innalzamento immediato della temperatura nelle aree circostanti, aggravando così i danni causati dai cambiamenti climatici", spiega Frances Seymour, Senior Fellow al World Resources Institute.

Infatti, l'aumento delle temperature mette a rischio la produzione agricola e incide negativamente sulla salute umana. Di conseguenza, ciò che accade nelle foreste finisce per influire sulle comunità a livello globale.

L'analisi del Wri considera le foreste tropicali, ma la deforestazione è un problema sempre più rilevante anche nelle regioni più a nord. Russia, Brasile, Canada e Stati Uniti sono i Paesi che hanno perso più alberi tra il 2001 e il 2022, con tre su quattro situati nell'emisfero boreale.

L'Europa è in prima linea nella lotta alla deforestazione, ma le evidenti ripercussioni negative del cambiamento climatico sono ormai troppo marcate: l'intensità, frequenza e pericolosità degli incendi boschivi sono in aumento ogni estate.