Secondo il noto futurologo Ray Kurzweil, entro pochi anni le nanotecnologie permetteranno di collegarci alla rete con il pensiero e di accedere a una neurocorteccia sintetica che potenzierà le nostre capacità cognitive, facendoci entrare in una nuova fase del processo evolutivo.
In questo scenario, la razza umana non sarà più Homo sapiens, ma diventerà Homo Cyberneticus: un'entità ibrida, formata da organismo e macchina.I nostri corpi saranno dotati di protesi e impianti cibernetici che ci permetteranno di interfacciarci direttamente con i computer e di aumentare le nostre capacità fisiche e mentali.
Le macchine intelligenti diventeranno sempre più potenti e potranno svolgere molti compiti meglio di noi, dal calcolo matematico alla diagnosi medica, dalla guida autonoma alla produzione di energia pulita.
In questo nuovo mondo, l'intelligenza umana sarà solo una parte dell'intelligenza globale della rete, una rete in cui saranno collegati tutti gli esseri viventi e le macchine.
Un essere che, grazie alle sue straordinarie capacità mentali, potrà finalmente realizzare i suoi sogni più grandi.
Ma è proprio questo l'obiettivo che dobbiamo perseguire? O, come afferma il sociologo Zygmunt Bauman, dovremmo invece concentrarci sulla qualità della nostra vita, che rischierebbe di essere fortemente compromessa da questa trasformazione?
Gli esperti di intelligenza artificiale prevedono che l'80% dei lavori sarà sostituito dagli algoritmi nei prossimi 10-20 anni.
Con il continuo sviluppo dell'intelligenza artificiale, sta diventando chiaro che anche i lavori altamente qualificati rischiano di essere sostituiti dagli algoritmi. Piattaforme di intelligenza artificiale generativa come ChatGPT sono già in grado di replicare il lavoro di designer, giornalisti, programmatori, avvocati e medici. Questo è solo l'inizio di una rivoluzione che probabilmente avrà l'impatto storico più significativo.
Tra coloro che annunciano l'inizio di una nuova era c'è Ray Kurzweil, un importante scienziato e futurologo noto per l'accuratezza delle sue previsioni. Ha previsto lo sviluppo della realtà virtuale, la diffusione delle tecnologie wireless, l'espansione delle reti e lo sviluppo dell'intelligenza artificiale.
In una conferenza Ted del 2014, ha previsto con precisione lo sviluppo di un'intelligenza artificiale in grado di comprendere perfettamente il linguaggio umano grazie a un addestramento basato su informazioni online provenienti da fonti come Wikipedia.
Kurzweil ritiene che l'emergere del pensiero ibrido rappresenti l'unica possibilità per l'uomo di continuare a competere con le macchine.
Il noto futurologo ha spiegato che un'altra tendenza tecnologica esponenziale è il rimpicciolimento della tecnologia. A metà degli anni '30 saranno sviluppati nanobot in grado di entrare nel nostro cervello attraverso i capillari.
Questo ci permetterà di collegare la nostra corteccia cerebrale biologica a una neurocorteccia sintetica collocata sul cloud, che agirà come un'estensione della nostra mente.
Lo scienziato ha continuato spiegando che oggi abbiamo computer nei nostri cellulari, ma se abbiamo bisogno di maggiore potenza di calcolo per qualche secondo possiamo usare quella del cloud. Lo stesso principio si applicherà a livello cerebrale.
I 300 milioni di moduli della nostra neurocorteccia
Se dobbiamo risolvere rapidamente un problema importante e abbiamo solo pochi secondi a disposizione, i 300 milioni di moduli della nostra neurocorteccia potrebbero non essere in grado di trovare una soluzione. In questo caso, possiamo farci aiutare dal miliardo di moduli aggiuntivi disponibili nel cloud, semplicemente connettendoci con i nostri pensieri.
In questo modo, i nostri pensieri saranno un ibrido di pensiero biologico e non biologico, e la parte non biologica sarà soggetta alla legge del ritorno accelerato, cioè crescerà in modo esponenziale.
Kurzweil ritiene che il pensiero ibrido consentirà agli esseri umani di rimanere competitivi con l'intelligenza artificiale, senza essere sostituiti da essa.
Per capire cosa ci riserverà il futuro, lo scienziato americano ci porta indietro nel tempo di 200 milioni di anni, fino all'ultima volta in cui la neurocorteccia è aumentata di dimensioni grazie allo sviluppo della corteccia frontale. Questo evento non ha prodotto solo cambiamenti fisici (una fronte ampia che ci differenzia da quella spiovente degli altri primati) ma anche intellettuali. L'espansione della corteccia ha permesso lo sviluppo del linguaggio, dell'arte, della scienza e della tecnologia, cosa che nessun'altra specie ha fatto.
In un futuro non troppo lontano, gli esseri umani avranno l'opportunità di espandere nuovamente la neurocorteccia, solo che questa volta non sarà limitata da una struttura chiusa (la scatola cranica) ma potrà espandersi senza limiti.
È chiaro che la fusione tra la capacità cognitiva dell'uomo e la potenza computazionale delle macchine rappresenterà un vero e proprio superamento della specie homo sapiens come la conosciamo ora, l'ingresso in una nuova era che sconvolgerebbe l'attuale civiltà con conseguenze di non poco conto sul piano etico e sociale.
Chi controllerà la corteccia sintetica del cloud?
Chi controllerà la corteccia sintetica del cloud? L'accesso al cloud sarà uguale per tutti o sarà differenziato in base alle condizioni economiche? Queste sono solo due tra le tante domande, e alcune possibili risposte alimentano inquietanti scenari distopici.
Kurzweil è notoriamente un transumanista e quindi non teme la trasformazione degli esseri umani attraverso l'uso della tecnologia. Questa filosofia è in realtà molto diffusa tra gli scienziati, anche se è ancora poco conosciuta dal grande pubblico. Pensare che la paura di un possibile futuro distopico possa fermare l'avvento del pensiero ibrido sarebbe ingenuo.
Anche perché non va dimenticato che rimane una domanda di fondo sottovalutata e ancora senza risposta: cosa succederà agli esseri umani con l'avvento di intelligenze artificiali sempre più potenti in grado di sostituirli praticamente in ogni attività lavorativa?
I problemi non riguardano solo la privacy: si tratta di una questione di potere. Chi detiene il controllo dei dati ha il potere. E se i dati personali finissero nelle mani sbagliate, le conseguenze sarebbero disastrose.
In un mondo in cui la tecnologia è sempre più pervasive, chi detiene il controllo dei dati ha il potere. E se i dati personali finissero nelle mani sbagliate, le conseguenze sarebbero disastrose.