Il 17 maggio ricorre la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia. Indetta con la risoluzione del Parlamento europeo del 26 aprile 2007, questa ricorrenza accende i riflettori sulle discriminazioni e le ingiustizie che le persone Lgbtqia+ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, agender, asessuali, ecc.) subiscono nel mondo del lavoro a causa del loro orientamento sessuale e identità di genere.

I dati Istat e Unar parlano chiaro: In Italia una persona su tre, tra quanti dichiarano un orientamento omosessuale o bisessuale e sono occupate o ex-occupate, afferma che il proprio orientamento ha rappresentato uno svantaggio nel corso della propria vita lavorativa in almeno uno dei tre ambiti considerati (carriera e crescita professionale, riconoscimento e apprezzamento, reddito e retribuzione).

Inoltre, leggiamo sempre nel comunicato stampa dell'Istituto nazionale di statistica, il 40,3% riferisce, in relazione all'attuale lavoro (per gli occupati) o ultimo lavoro svolto (per gli ex-occupati), di aver evitato di parlare della vita privata per tenere nascosto il proprio orientamento sessuale (41,5% tra le donne, 39,7% tra gli uomini). Una persona su cinque afferma di aver evitato di frequentare persone dell'ambiente lavorativo nel tempo libero per non rischiare di rivelare il proprio orientamento sessuale.

La violenza e le micro-aggressioni nelle esperienze lavorative

E poi c'è la violenza: circa sei persone su dieci hanno sperimentato almeno una micro-aggressione nell'attuale (per gli occupati) o ultimo lavoro svolto (per gli ex-occupati). “Per micro-aggressione si intendono brevi interscambi ripetuti che inviano messaggi denigratori ad alcuni individui in quanto facenti parte di un gruppo, insulti sottili diretti alle persone spesso in modo automatico o inconscio”.

Sono dati che si riferiscono al biennio 2020-2021.

Posizione di First Cisl e obiettivi per un mondo del lavoro inclusivo

First Cisl ritiene – e lo manifesta dedicando una locandina alla ricorrenza – che tutte le persone abbiano diritto a vivere il proprio lavoro libere di essere se stesse, senza stigmatizzazione, violenze, molestie e discriminazioni, come del resto prevede la nostra Costituzione e la Convenzione n. 111 dell'Ilo sulla discriminazione nell'impiego e nella professione.

Un mondo del lavoro è giusto e inclusivo quando riconosce e valorizza le diversità; una società è democratica quando mette le persone al centro, garantendo "rispetto, diritti umani, uguaglianza, libertà fondamentali, non-discriminazione, non-violenza".

L'Italia e le sfide nella lotta contro l'omofobia, bifobia e transfobia

Oggi è la Giornata dedicata alla lotta contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia, istituita nel 2004, a 14 anni dall'eliminazione dell'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali nel 1990. Tuttavia, ancora oggi le violenze omofobiche, bifobiche e transfobiche sono all'ordine del giorno e si manifestano in forme più e meno esplicite. Anche nei luoghi di lavoro, come certificato dall'Istat, sono molte le discriminazioni legate a identità di genere e orientamento sessuale. Queste dinamiche rendono evidente la forte connessione, spesso negata tra diritti civili e diritti sociali.

Secondo l'ultimo rapporto Ilga Europe sull'uguaglianza delle persone Lgbtqia+ in Europa, l'Italia è scesa dal 33 al 34esimo posto, a pari merito con Georgia e sotto Paesi come Grecia, Svizzera, Croazia, Bosnia, Albania, Slovenia, Macedonia. E su prevenzione ed educazione le cose non vanno meglio. Nelle scuole mancano percorsi educativi sulla sfera sessuoaffettiva, su identità di genere e orientamento sessuale. Inoltre, siamo tra i pochi Paesi privi di una legge contro i crimini d'odio.

Problematiche istituzionali e tutele giuridiche

In generale, sul piano istituzionale, le tutele giuridiche per le persone Lgbtqia+ sono poche e i limiti sono molti: tra i vari esempi possibili si pensi alla legge sulle unioni civili, che non rispetta ancora oggi il principio di piena eguaglianza nell'accesso al matrimonio. E alle famiglie omogenitoriali messe in discussione dal governo. Un altro nodo è quello burocratico per le persone trans: dalle procedure lunghe e molto dispendiose per la rettifica del nome alle diagnosi psichiatriche obbligatorie per il riconoscimento giuridico del genere di elezione.

Origini storiche delle difficoltà e percezione sociale in Italia

È difficile attuare politiche inclusive perché in Italia esiste un radicamento fortissimo dell'immagine della famiglia tradizionale, di impostazione cattolica e diffusa all'interno di diverse culture politiche. 

Questa centralità della famiglia "naturale" ha portato a maturare ostilità verso le figure che non rientrano in una sessualità "ordinaria". Inoltre, in Italia manca una cultura del diritto soggettivo e individuale, che non ha mai attecchito, ma è stata ostacolata da una continua tendenza alla mediazione che si è giocata anche attorno al mantenimento di mattoni costitutivi dell'edificio sociale, come appunto l'immagine tradizionale della famiglia. 

Senz'altro, con il tempo, la percezione sociale è mutata, ma soprattutto dagli anni Settanta del Novecento e attraverso azioni dal basso e di movimento. Per quanto oggi continuino a sussistere con forza, e in modo meno minoritario di allora, queste pressioni sociali, gli equilibri politici attuali non lasciano prevedere alcuna possibilità di risposta a queste istanze.

Il ruolo della società civile e la necessità di un cambiamento culturale

Per contrastare efficacemente l'omofobia, la bifobia e la transfobia nel mondo del lavoro e nella società in generale, è fondamentale un impegno collettivo che coinvolga sia le istituzioni, sia la società civile. È necessario promuovere un cambiamento culturale che parta dalla scuola e dai luoghi di formazione, attraverso percorsi educativi specifici, e che coinvolga poi tutti gli ambiti della vita sociale e lavorativa.

Strumenti per la lotta alle discriminazioni

Occorre implementare strumenti legislativi efficaci contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere, che garantiscano a tutti l'uguaglianza dei diritti e delle opportunità nel mondo del lavoro e nella società. Contestualmente, è fondamentale combattere i pregiudizi e gli stereotipi che alimentano discriminazioni e violenze, favorendo l'accettazione e la valorizzazione delle diversità.

Il coinvolgimento dei datori di lavoro e delle organizzazioni sindacali

Un ruolo importante nella lotta alle discriminazioni sul luogo di lavoro spetta ai datori di lavoro e alle organizzazioni sindacali, che devono garantire pari opportunità, diversità e inclusione per tutti i lavoratori. Questo può avvenire attraverso politiche aziendali a sostegno dei diritti delle persone Lgbtqia+, programmi di formazione per aumentare la consapevolezza su questi temi, e un impegno concreto per creare ambienti di lavoro inclusivi e rispettosi delle differenze individuali.

In conclusione, la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia rappresenta una preziosa occasione per riaffermare l'impegno a garantire un mondo del lavoro e una società più giusti e inclusivi, in cui ognuno possa esprimere liberamente la propria identità di genere e orientamento sessuale, senza discriminazioni né violenze.